La giornata pareva terminare come al solito: tutte le faccende erano state sbrigate. le stalle. preparate come tutte le sere con paglia pulita, abbondante fieno, e le solite razioni di farina (per la Bianchina, che è in dolce attesa ) e di granturco, favino ed orzo (per le pecore e le capre), erano pronte per accogliere gli ospiti, che aspettavano impazienti al cancelletto che divide il pascolo dall’orto e dal frutteto.
Corro giù per aprire, e tutte in fila, si incamminano rapide: oramai non c’è neppure più bisogno di chiamarle, può sucedere il finimondo, ma tutte le sere, poco prima del tramonto, si presentano puntuali: è buffo vederle, con il loro pancione ballonzolante di future mamme, (sì, anche alcune di loro!)risalire verso la stalla Ma qualcosa non quadra: mi accorgo subito che manca all’appello il maschio del gregge (in dialetto levantese Baccio), di solito il più irruento ed invadente della compagnia, deve essere successo qualcosa, le pecore non si allontanano mai dal gruppo.
Scendo quindi verso il pascolo in cerca del disperso, ed infatti lo trovo con una zampa imprigionata dentro un riquadro delle rete metallica del recinto: ci metto un po’ a liberarlo, la zampa è proprio storta, non capisco come possa essere riuscito a restare “catturato” in quel modo.
Appena libero, si trascina con fatica sotto un leccio, non c’è verso di farlo muovere, neanche con un secchio di granturco; ormai è sera, gli lascio il grano e torno a casa, ma sembra proprio messo male,
ho il timore di una frattura.